Scrivere per rendersi consapevoli
Per farlo non è necessaria la sobrietà;) Racconto del dietro le quinte e dei contenuti del workshop di Scrittura autobiografica e creativa
Sabali! Sabali! Sabali yonkontê! Si tratta del ritornello di una canzone del duo maliano Amadou & Mariam. Invita all’avere pazienza, perché ne vale sempre la pena. Un po’ come con me e l’uscita di questa newsletter. Grazie per l’attesa.
Ci siamo con il racconto del dietro le quinte del WORKSHOP DI SCRITTURA AUTOBIOGRAFICA!
Prima questo video:
Tutto è iniziato dal credere che potesse essere utile a qualcun altro, che condividendo quello che mi aiuta a conoscermi e capire il mondo meglio, la scrittura, avrei creato in qualche modo valore.
Condivido in questa edizione quello che abbiamo vissuto in quelle quasi due ore, troppo poche, perché quasi nessuno metteva giù la biro anche quando il tempo per fare l’esercizio era finito.
Ho iniziato con i ringraziamenti e le riflessioni. Non ho mai capito perché debbano andare alla fine, quando ti permettono di aprire il cuore subito.
C’era una scaletta, ma ammetto di non averla sempre seguita, era comunque un punto di approdo. Siamo partiti dalle presentazioni e da una domanda:
"Se potessi raccontare solo un momento della tua vita per farti conoscere, quale sarebbe?"
Alcuni di voi hanno letto le loro risposte a voce alta, altri hanno preferito custodirle, o prendersi più tempo. Non c’era un modo giusto di rispondere. C’era solo un prerequisito per partecipare, ovvero la volontà di mettersi in ascolto di parti di sé e lo sforzo di farlo con sincerità. L’impegno è stato quello di creare un posto sicuro e senza giudizio in cui potersi esprimere liberamente.
Cos’è per te la scrittura?
C’è chi ha condiviso di avere dei blocchi a scrivere in questo periodo, chi invece con delicata naturalezza ha rivelato di non riuscire a provare emozioni nell’ultimo periodo ed era lì per quello. (Grazie).
Ci siamo presi tempo, ognuno per sé, ma insieme. Come scrive John Donne, “nessun uomo è un’isola” e ho avuto la prova vivente davanti ai miei occhi.
Ho condiviso il contenuto di uno dei miei diari, non lo avevo mai fatto davanti a un gruppo di persone. Ci siamo soffermat* sul significato della parola “Amore”. A questo punto non potevamo non sfogliare insieme qualche pagina dell’ “Arte di amare” di Eric Fromm. (Libro che avevo divorato nel 2024).
“Chi ha poca fede avrà anche poco amore”
Una delle frasi del libro che ho portato con me ovunque per mesi (ed è ancora qui con me). Solo chi ha fede è in grado di amare per davvero. Fede intesa come fiducia, non per forza ha da ricollegarsi a un credo religioso. Non quell’amore indirizzato solo ad un’altra persona, ma un amore più ampio. Quello che parte da sé e sa essere. Non si prova amore, si è amore.
Non poteva mancare Lucio Dalla con “L’anno che verrà”, canzone in cui Lucio si rivolge a un amico lontano, come se gli stesse scrivendo una lettera, gli racconta dei suoi sentimenti e della difficile situazione sociale, con gli anni di piombo e il clima di tensione politica.
Siamo passati dallo scrivere sul diario che ogni partecipante aveva (grazie a effettoetneo) al coinvolgere altri sensi attraverso la musica. Ci siamo messi a cantare e in ascolto delle nostre emozioni, così da poterle riportare per iscritto una volta terminata la canzone. Anche Austin Kleon in unso dei suoi libri, “Semina come un artista”, spiega come la creatività sia stimolata dal coinvolgimento di tutti i sensi.
Non è mancata la parte video, con il racconto sulla vulnerabilità di Brené Brown:
Brown, ricercatrice e professoressa americana (che incanta il mondo con i suoi studi sull'uomo e la capacità di stare in relazione con l'altro in modo profondo e onesto) spiega come le persone che hanno un forte senso di appartenenza e amore (sense of belonging) sono anche quelle che credono di meritarselo maggiormente. Diverso è per quelle che non lo riconoscono a se stesse. Probabilmente c’è anche una via di mezzo tra le due condizioni, aggiungo io.
Altra domanda a cui segue un elenco da leggere come se fossero dei suggerimenti. Non penso esista una verità assoluta, se non quella, probabilmente, di confrontarsi con altre persone e ascoltarsi, un mix funzionale.
Quali sono le caratteristiche affinché una storia risulti avvincente e personale?
Autenticità e vulnerabilità: le storie più potenti sono quelle vere, raccontate senza paura di mostrarsi per come si è. Il pubblico si riconosce nelle emozioni sincere."La vulnerabilità è la culla della creatività, dell’innovazione e del cambiamento." — Brené Brown
L’ostacolo che diventa opportunità: trasformare quello che apparentemente sembra uno svantaggio in un’opportunità di crescita e raccontare quello che succede durante, non solo il finale. Quindi i momenti di difficoltà, i mille tentativi, i fallimenti, le cadute dalle quali sembra impossibile rialzarsi e tutta l’umanità che c’è dietro quel continuare ad andare avanti. (E magari normalizzare il fatto che la riuscita, o il “successo” non è immediato, proprio per niente. Ci possono volere mesi, anni, a volte anche decenni per cambiare alcune situazioni della nostra vita ed è umano e così. Reale)
Dettagli sensoriali: descrivere suoni, odori, immagini e sensazioni aiuta il lettore a immergersi nel racconto.
Una voce unica e personale: per questo è necessario conoscersi bene ed esplorare diverse parti di sé. In “Steal Like an Artist”, Austin Kleon racconta il suo percorso artistico con un tono leggero, ironico e diretto, rendendo la sua esperienza un consiglio universale.
Un messaggio universale. anche se la storia è personale, deve contenere qualcosa con cui il lettore possa identificarsi: un’emozione, un desiderio, una lotta.
Un finale significativo: una storia personale coinvolgente può chiudersi con una riflessione o una rivelazione che lasci un segno nel lettore. Può anche non avere una conclusione, anche questo è un messaggio. Ad esempio, Maya Angelou, nel suo memoir I Know Why the Caged Bird Sings, termina il libro con la consapevolezza della propria voce come strumento di libertà."La gente dimenticherà quello che hai detto, dimenticherà quello che hai fatto, ma non dimenticherà mai come l’hai fatta sentire" .
Alle persone che hanno partecipato al workshop lascio a questo link un breve sondaggio per condividere il loro punto di vista (per me importante!)
Alla prossima e buon 25 aprile, “con sobrietà”!
Al prossimo workshop, corso, evento…è un periodo di semina, elaborazione e creazione. Vi aggiorno!
Come fa una liberazione a essere sobria? Non si può😌😇✊️